Vorrei chiarire subito una cosa: qui si parla di autentiche iperleggende megagalattiche: i discepoli dei Divini Dieci, con i quali indubbiamente gareggiavano (e superavano) in termini di potere e UBB. Dico UBB perché si tratta della prima batch, all'infuori dei sempiterni Sei Eroi, a ricevere la mitica possibilità di raggiungere il livello 120, ovvero SETTE STELLE. Tra l'altro, con loro si inaugurano le vicende relative alla Terra dei Demoni, Ishgria. All'infuori di questo avvio altamente tendente al demenziale, ora assumerò un tono degno di tali grandi. Non aggiungo epiteti perché i loro stoici ed essenziali nomi dicono abbastana.
Questi discepoli sono conosciuti come i Sei Pilastri: rappresentano le divine forze di ciascun elemento e sono assolutamente letali.
Alpha[]
Un discepolo inizialmente al servizio della Suprema Zevalhua. Era un profondo estimatore del potere e della forza, uno spirito guerriero, e pare in effetti che avesse scarsissima considerazione, se non addirittura disprezzo, per Mare, l'altra discepola della dea. Pare che questo avesse causato non pochi problemi alla divina imperatrice, che dovette in più occasioni placare dispute sorte tra il combattivo Alpha e altri discepoli. Tuttavia si dice che Zevalhua non l'abbia mai punito per questo, e anzi ne abbia stimolato gli impulsi combattivi, chi può dire se per divertimento o rispetto delle sue capacità.
Ma questo non fece altro che accrescere la stima di Alpha nelle proprie capacità, e il discepolo sfidò a duello il proprio padrone: una battaglia il cui probabile esito sarebbe stato la morte di Alpha, seppure a caro prezzo per la dea. Ma questo non ci è dato sapere: il duello fu interrotto dall'arrivo di Mare, che con i suoi subdoli inganni costrinse Alpha alla ritirata, dopo aver ricevuto gravi ferite. Ricevette però l'aiuto di un altro dio: gli venne concessa una barriera in cui recuperare le forze ed attendere l'ora della rivincita, ed Alpha accettò. Era una trappola: venne imprigionato in realtà nella terra dei demoni, Ishgria, e il suo carceriere gli rivelò che gli altri cinque Pilastri si ritrovavano nella sua stessa situazione, e che avrebbero dovuto affrontarsi ed uccidersi l'un l'altro: in tal modo all'ultimo sopravvissuto sarebbero spettati poteri incredibilmente più grandi di quelli raggiungibili da un semplice discepolo. Si trattava chiaramente di una trappola volta a portare i Discepoli sull'orlo dell'autodistruzione, ma nonostante ciò Alpha decise di combattere scatenando le reali potenzialità delle sue fiamme divine.
Tazer[]
Un discepolo senza maestro: Tazer si rifiutò di prestare giuramento ad uno dei Divini, o forse, più semplicemente, lo scorrrere del tempo ha cancellato dai testi il nome del suo padrone. Secondo altre leggende il suo maestro morì, e Tazer ereditò tutto il suo potere, divenendo una creatura dal potere paragonabile a quello dei Divini Dieci. Rappresentò un pericolo agli occhi di tutti: un discepolo potentissimo e ribelle, uno spirito libero che andava sopresso. Aveva pochi, pochissimi amici, ed un giorno venne a sapere che uno di questi era stato assorbito dalla Bestia Afla Dilith: andò su tutte le furie e scelse di attaccare il
Dio della Verità. Ebbe inizialmente successo nell'impresa apparentemente folle: Dilith
era ormai messo alle corde, iniziava a perdere il potere precedentemente assorbito, ma proprio allora giunse in suo aiuto il discepolo Zurg, e Tazer fu costretto alla fuga per non essere a sua volta assorbito. Anche Tazer ricevette aiuto da un dio d'alto rango, si rifugiò nella barriera ritenendola un rifuhio ma si ritrovò ad Ishgria. Immediatamente venne attaccato da un discepolo del tuono, gestì l'improvviso assalto col potere del suo amico, recuperato precedentemente da Dilith. E subì un nuovo attacco subito dopo, ma in questo caso il discepolo avversario fece notare a Tazer che i Sei Pilastri si trovavano in quella terra demoniaca per selezionare chi tra loro fosse il meritevole di un grandissimo potere. Allora Tazer si gettò immediatamente nella mischia.
Tora[]
Tora servì Cardes, il Malvagio Signore dei Demoni, per lungo tempo. Possedeva l'abilità di manipolare e comandare gli spiriti delle piante e della natura, talento condiviso con Nalmika e Paula. Poteri straordinari, scarsa sicurezza: insicurezza che la costringeva a reprimere le vere abilità di cui era detentrice e ad evitare lo scontro con altri. Questo la rese invisa agli dei, sia per disprezzo che per invidia, probabilmente. Pare che fu proprio Cardes a salvarla in numerose e molteplici occasioni dall'inimicizia degli altri dei, ma ciò non è confermato. Certo è che non lo fece per bontà d'animo: Cardes aveva intenzione di sfruttare il potere di Tora in un rituale che richiedeva molti sacrifici. Tora si rifiutò. Una buona scusa questa, e unita alle false accuse a lei mosse da Zebra il Folle ebbe il risultato che Cardes probabilmente desiderava: cacciare la discepola, il cui potere era pericoloso anche per il Malvagio stesso. Fuggì, e non smise di farlo fino a quando non si trovò di fronte ad un altro discepolo armato di spada e lanica, che la attaccò. Si rifugiò nella barriera creata da un dio d'alto rango, venendo imprigionata con gli altri Pilastri a Ishgria. Qui le venne detto che solo con la morte degli altri cinque il sopravvissuto sarebbe stato liberato, ma Tora si rifiutò di combattere. Dopo aver asssistito al duello tra i Pilastri, tuttavia, scelse finalmente di scatenare il suo potere e possibilmente fuggire dalla terra dei demoni dopo aver massacrato i compagni di prigionia.
Kanon[]
Il devastante Kanon, discepolo che in tutto e per tutto ricorda per sembianze e poteri la padrona, la dea creatrice Maxwell. Stoico, silenzioso, perfezionista: così ce lo tramandano i pochi documenti a suo riguardo. Seguendo un percorso di continuo ed implacabile perfezionamento, i suoi poteri arrivarono ad eguagliare quelli degli Dei Caduti. Era spietato nel suo perfezionismo: come lo pretendeva da sé, così non tollerava le imperfezioni altrui, occupandosi senza alcuna pietà di coloro che reputava indegni. Ben pochi ne potevano comprendere la personalità, all'infuori della sua signora Maxwell. Kanon superò però il limite del rigore più maniacale, ritenendo che la mancanza di potere della padrona fosse a base del chaos del mondo, e pensò che la risoluzione più semplice ed efficace sarebbe stata una ed una sola: uccidere Maxwell. Si ribellò dopo aver ritenuto i suoi poteri abbastanza grandi. Si affrontarono in una battaglia cruenta, entrambi subirono gravi ferite,
ma la situazione si risolse in un sostanziale stallo. Kanon comprese allora che protrarre più a lungo la battaglia avrebbe semplicemente causato un'ancor maggiore instabilità al mondo, scelse così di abbandonare il confronto, rifugiandosi nella barriera a lui offerta da una divinità, in cui sperava di riprendersi dalle ferite subite. Non poteva immaginare di essersi cacciato in una trappola. "Tutto sta andando secondo i piani" furono queste le prime parole che Kanon si vide rivolte da un altro discepolo poco dopo essersi sveglito, tradito, ad Ishgria. Scatenò tutto il suo potere elettrico causando una devastante esplosione e spargendo per il territorio gli altri Pilastri. Nessuno poteva prevedere che cosa Kanon stesse pensando, ma a vederlo agire un discepolo che una volta lo aveva conosciuto predisse che l'ex discepolo di Maxwell era sul punto di scatenare tutto il suo inimmaginabile potere.
Kira[]
Un altro discepolo senza maestro, Kira si riteneva troppo forte per essere sottomesso a qualcuno, anche ad una divinità. E straordinariamente forte lo era, di certo. Ma allo stesso modo era ostracizzato dagli dei tanto per il suo potere quanto per una questione d'onore: non era tra i priminati, divinità esistenti fin dal tempo della Creazione. Altre dicerie raccontano che la discriminazione prese luogo perché nelle sue vene scorreva per metà sangue di demone, ma Kira di questo mai si preoccupò, sfidando e minacciando tutte le divinità ed i discepoli vicini, sfidandoli a duello per dimostrarsi il migliore. Questo pareva essere il suo solo
interesse. Ma Kira un giorno arrivò oltre: sfidò a duello il Sacro Imperatore Karna Masta. Un suicidio, agli occhi di chiunque altro. Non per Kira. Falciò numerosissimi discepoli sulla strada, dimostrando di possedere grande abilità. Ovviamente questo non bastò e venne umiliato da Karna Masta (solo sette eroi avrebbero potuto affrontarlo, e non da soli...) Venne sigillato a Ishgria come punizione, pena forse peggiore della morte. Qui iniziò lentamente a ripristinare i suoi poteri annichiliti dal Sacro Imperatore, e cercò di liberarsi dalla barriera, ma senza esito positivo. Allora una divinità d'alto rango lo sfidò: avrebbe ottenuto la libertà se e solo se fosse riuscito ad uccidere gli altri pilastri rinchiusi ad Ishgria. Kira accettò solo dopo aver ricevuto la garanzia che in futuro sarebbe stato possinile resuscitarli, ed avviò la sua caccia spietata per abbatterli tutti, uno dopo l'altro. Non pensò che tutte le false promesse strette dalle divinità con ciascun Discepolo avevano il solo fine di sterminarli tutti senza neppure sporcarsi le mani.
Feeva[]
Feeva fu l'unica divinità ad ora conosciuta a ricevere l'onore incomparabile di essere la discepola prediletta del Sacro Imperatore Karna Masta. Stando alle leggende tutti gli Dei la ammiravano e rispettavano. Si comportò sempre in maniera ineccepibile, almeno fino a quando, misteriosamente, abbandonò il Sacro Imperatore, scontrandosi nel processo con alte divinità. Gli storici sono tutt'ora combattuti, ma la teoria più avvalorata è quella che riporta il tradimento di Feeva al suo solo interesse personale. Mentre prima era stimata dagli dei e venerata dagli uomini, dopo questa sua misteriosa defezione la memoria delle sue buone azioni venne totalmente cancellata dalla storia, marchiandola come una turpe e terribile traditrice della lealtà divina: secondo alcuni in effetti assaltò con l'intento preciso e meditato di versare sangue una divinità d'alto rango, senza avvertire né il Sacro Imperatore né tanto meno sfidare a duello il diretto interessato.
La rinchiusero ad Ishgria quando gli altri cinque Pilastri già combattevano l'uno contro l'altro. Feeva non cercò di rompere il sigillo né tantomeno volle attaccare i compagni d'esilio: conservò le forze. E quando gli altri discepoli, ormai stremati, si accasciarono a terra, il dio che li aveva sigillati nella Terra dei Demoni apparve per infliggere loro il colpo di grazia. Proprio come Feeva aveva previsto. E la discepola scatenò tutto l'immenso potere acquisito dopo lunghi anni al servizio di Karna Masta, costringendo il carceriere a desistere: fuggì a fatica. Ma Feeva e gli altri discepoli rimasero sigillati ad Ishgria. Da allora nessuno conobbe più la loro sorte.
Secondo alcuni nei secoli trascorsi ad Ishgria sono stati sterminati, o forse sono riusciti a fuggire... secondo altri l'Evocatore li incontrerà, presto o tardi.
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